Ofelia

Voglio posare come Ofelia. Ecco, quando ricevo richieste tipo questa, il termometro che misura il tasso del mio entusiasmo praticamente esplode. 

Adoro acqua, boschi, fiori, abiti delicati, ispirazioni letterarie... Servizi fotografici che nascono da un'idea creativa.

In realtà amo tutti questi elementi già solo presi singolarmente, figuriamoci se si riesco ad includerli tutti insieme in un colpo solo! La proposta di Federica mi ha sorpresa ed elettrizzata, ho capito che era ispirata dall’arte e nella mia mente sono subito comparse immagini preraffaellite. Soprattutto lei, l’Ofelia immaginata da Millais, che ho avuto l’occasione di osservare dal vivo alla mostra di Torino l'anno scorso. Praticamente una poesia visiva: quei verdi profondi, quel senso di immobilità in quella natura che sembra così viva, quell'abito stupendo, ricco di dettagli preziosi (Ofelia oggi vestirebbe Valentino, ne sono sicura). In quel dipinto c’è qualcosa di antico eppure moderno che mi ha sempre colpita. 

Ispirarmi al tragico personaggio di Shakespeare non è una novità assoluta per me, qualche anno fa avevo già organizzato uno shooting in tema, ma col passare del tempo la mia visione, il mio modo di lavorare le foto e sì, anche di scattare, sono cambiati. Mi sentivo pronta per reinterpretare questa idea. L’ispirazione preraffaellita è stata la partenza, ma non mi sono attenuta fedelmente al quadro, ho cercato di immaginare una Ofelia che non avevo ancora visto nell’arte o in altri lavori fotografici (impresa piuttosto ardua perché ha ispirato un numero impressionante di fotografi in giro per il mondo!).

Volevo che la malinconia fosse lieve come l’abito che avrebbe indossato Federica, immaginavo un’Ofelia sognante e misteriosa, sospesa in un tempo indefinito (delicatezza, senso di antico & moderno mixati insieme: ecco che cosa devo a Millais). E credo che la poesia di Rimbaud descriva perfettamente il mood delle fotografie.

 

APPUNTI DAL BACKSTAGE

 

Con rimpianto, non ho immagini dal backstage. Ma immaginate la situazione: tre macchine fotografiche (una digitale, due analogiche, una con pellicola a colori e una in bianco e nero), un mazzo di fiori, un velo di tulle bianco da appuntare in vita alla modella perché fluttuasse come un’estremità dell’abito nell’acqua. Rocce su cui stare in bilico e acqua gelida, nonostante l’afa di luglio. La mia assistente tuttofare impegnata a reggere o a passare oggetti, la mia Ofelia nell’acqua a tremare eroicamente nel nome dell’Arte (Federica, ti adoro e lo sai). Non c’erano mani libere né menti rilassate per scattare foto di retroscena, ma tutta la concentrazione dedicata al servizio vero e proprio ha dato i suoi frutti.

Ho menzionato la pellicola: sì, quest’estate ho sperimentato tanto con la fotografia analogica e sono contenta di averlo fatto. Sono diventata fotografa con il digitale e impugnando un’analogica tutto cambia: senza automatismi, né il feedback immediato dello schermino sul retro della macchina, tutto diventa più lento. Bisogna ragionare con calma, ma l’adrenalina scorre, perché gli errori non si possono rimediare. Ma quando i rulli tornano sviluppati… è come se fosse la mattina di Natale. La fine di un’attesa, una piccola magia.

Vi lascio al risultato e spero vi piaccia. Un mix di scatti a pellicola e digitali. Riuscite ad indovinare quali sono gli uni e gli altri?

Canon 550D

Pentax Spotmatic + Fuji Superia 400

Canon AE1 + Ilford FP4 plus 125

edited with VSCO Film