Da Marte, fino al confine del mondo.

2017-09-22_08-30-11_113 (2017-09-29T07_06_35.449).jpg

Il primo ricordo del secondo giorno sull'isola è il vetro appannato della finestra del nostro ostello, da cui intravedo goccioline di pioggia e la luce del mattino che si fa strada a fatica fra le nuvole.

Il secondo ricordo, bello vivido (come lo sono tutti i ricordi che riguardano il cibo), è la nostra colazione davanti al camino, nel salottino di un hotel in cui ci siamo imbattuti durante il tragitto in auto. Credetemi, non esiste sensazione più hygge di sentire il profumo del burro e del pane tostato mentre crepita il fuoco, e poi mangiare uova strapazzate e salmone dell'isola (per Manfredi invece full Scottish breakfast: fagioli e salsicce, ma anche black pudding, tattie scone, uova fritte, funghi e bacon) sprofondati nelle nostre poltrone. Siamo immersi nella luce bassa della stanza, sorseggiando tè e caffè bollenti mentre una grande finestra mostra le montagne livide di pioggia. Ci godiamo a pieno il momento, prima di riprendere la strada verso le Fairy Pools. 

Le strade sono tortuose e il paesaggio è reso ancora più imponente dal clima. Il cielo nuvoloso fa risaltare il marrone bruciato della terra e colora le cime delle montagne di blu e viola cupo, continuo a dire che mi sembra di essere su Marte. È una caratteristica tipica scozzese: la velocità con cui l'atmosfera cambia a seconda del tempo, rendendo tutto una continua sorpresa. 

Arriviamo al parcheggio che affianca il lungo sentiero verso le Fairy Pools e appena usciamo dalla macchina ci accorgiamo di quanto sia forte e freddo il vento mentre la pioggia cade di sbieco, fine fine ma continua. Seguiamo il corso del fiume Brittle, che scende dalle montagne formando qua e là delle pozze di un verde acqua scuro e intenso. Di tanto in tanto arriva una folata di vento così violenta che quasi mi spinge e mi sposta (come una fatina dispettosa).

Al ritorno in auto siamo fradici e la pioggia nel frattempo è aumentata, così riflettiamo sul da farsi e l'idea migliore è quella di andare a visitare un castello. Niente ci sembra più invitante di un po' di tempo al caldo e all'asciutto... Solo due tazze di tè e due fette di torta nella più antica bakery di Skye - trovata per puro caso! - battono quella sensazione. Nei giorni successivi ricorderemo quella alla carota a più riprese, come il momento-dessert più emozionante di tutto il viaggio.

La bakery è a Dunvegan e siamo già nella cittadina del castello. Il biglietto di ingresso include sia la visita al suo interno, sia quella al giardino e nonostante la pioggia sempre più fitta, esploriamo tutto. 

Per la seconda (ma non ultima) volta nella giornata, torniamo all'auto completamente bagnati. E mentre proseguiamo verso nord, fra pioggia, nuvole basse e pecore che attraversano la strada con nonchalance, non desideriamo altro che tenere fra le mani una tazza di tè fumante. Ci fermiamo in un locale adorabile e arredato davvero con stile (nordico naturalmente).

E così arriva l'ultima tappa, Neist Point. Ovvero, quello che sembra davvero essere il confine del mondo: uno sperone di scogliera, di rocce scure e di erba verde, con un faro bianco che spicca sull'ultimo promontorio, a sorvegliare sul mare. Una sentiero si allunga dal parcheggio fino al faro per un totale di circa mezz'ora, che percorriamo andata e ritorno fra pioggia obliqua e vento infuriato. Le gocce di pioggia bagnano gli obiettivi delle nostre macchine fotografiche, cammino sbilenca e gridiamo un po' per parlarci. Ma nulla rovina l'atmosfera magica che ci circonda e ricordo ancora quella sera come la più bella sull'isola.

Durante il ritorno a Broadford, facciamo altre soste fotografiche e finalmente ci godiamo la cena, in un ristorantino del luogo.